L’importanza del dialogo per non nascondere una malattia

Il 22 marzo, con un video inoltrato alla stampa, la futura regina d’Inghilterra ha comunicato al mondo intero di avere un cancro.

Operata all’addome nel mese di gennaio in quello che fu definito un “intervento programmato”, Kate Middleton è poi sparita dalle pubbliche apparizioni.
Settimane di silenzio, unite allo scivolone di una foto ritoccata male diffusa per la festa della mamma, hanno contribuito ad alimentare pesanti speculazioni e teorie complottiste.

Sebbene sia apparsa accogliente e composta, il videomessaggio rilasciato da Kate deve esserle costato molto in termini di sforzo emotivo.
Con molta probabilità è frutto di una situazione forzata: da un lato l’esigenza di placare i media, dall’altra la necessità di parlare con i sudditi.
Ma non solo.
Kate ha rivelato di aver inizialmente taciuto per «tutelare i figli», abbastanza grandi ed in grado di leggere i titoli sui giornali nonché di parlare a scuola con i compagni.

Qui la narrazione si divide in due tempi: l’importanza di non nascondersi dietro una malattia parlandone senza tabù – pubblicamente ed in famiglia.

Però, un passo alla volta.
Va detto che Kate Middleton non è l’unica royal che sta attualmente affrontando una diagnosi tumorale: prima di lei, ad essersi esposto raccontando di sé, anche Re Carlo.
Lo ha fatto perché convinto che la condivisione possa «contribuire a promuovere la prevenzione della malattia».
Se di suocero e cognata non si conoscono specifiche (per entrambi non è stato diffuso alcun dettaglio circa la tipologia di cancro), sappiamo invece che la scorsa estate Sarah Ferguson ha affrontato un cancro al seno e nel mese di gennaio un melanoma, diagnosticato fortunatamente in fase iniziale.
Da questo traspare forte e chiaro un messaggio: parlare apertamente aiuta.

Quella della malattia è una tematica delicata, non propriamente quel che ci si racconta al bar con un’amica davanti ad un caffè.
Proprio per questo – per la fragilità degli argomenti e, spesso, dei soggetti coinvolti – si preferisce evitare. È meglio il silenzio.
Avete mai pensato a quanto possa essere frustrante?

Le diagnosi colpiscono le persone non solo fisicamente ma anche dal punto di vista psico-sociologico.
Il peso mentale, la paura, l’incertezza, i dubbi – queste sono solo alcune delle sensazioni ed emozioni che si provano all’arrivo di una notizia così impattante.
Non condividere ciò che si sente dentro contribuisce ad alimentare un senso di oppressione e di vergogna ed il rischio di un crollo mentale è concreto.
L’accettazione di una diagnosi non dovrebbe essere un percorso individuale bensì collettivo, non solo famigliare ma oserei affermare anche comunitario.
Parlare della malattia aiuta ad esorcizzarla.
Anzi, più di tutto, a normalizzarla e a diffondere il concetto di prevenzione.
Perché, che ci piaccia o meno, le malattie fanno parte della storia dell’umanità ed esistono da sempre: nascondere la testa sotto la sabbia non è una soluzione.

Un secondo passo.
Chi riceve una diagnosi ed è genitore vive un doppio dolore.
Il colloquio con la propria famiglia è un atto difficile ma quando ci sono di mezzo dei figli il discorso si complica.
Non tutti scelgono di comunicare loro la malattia ma l’esperienza di Kate Middleton, in questo, ha fatto scuola.
Lei ed il marito hanno preso del tempo per metabolizzare l’accaduto e cercare un modo rassicurante per parlarne a George, Charlotte e Louis.
È anche vero che essere un personaggio pubblico amplifica e cambia le esigenze del dialogo.
Nel suo caso specifico, Kate non avrebbe potuto parlare alla nazione tenendo all’oscuro i propri figli e, viceversa, non sarebbe stato plausibile mantenere oltre il silenzio con i sudditi.

Ciò non toglie che prima di tutto Kate Middleton è una madre che vive una sua dimensione intima con la propria famiglia: dentro le quattro mura di casa è una donna come tante altre.
Una donna che ha scelto di coinvolgere con trasparenza la propria famiglia in quella che è inevitabilmente la sua nuova vita – quella di una paziente oncologica.
Kate Middleton, una di noi.

Emanuela Vh. Bonetti